E’ già da svariato tempo che in ambito sanitario avanzato si sente parlare del
sistema Psico-Neuro-Endocrino-Immunitario (PNEI), ma cos’è realmente
e come possiamo agire su di esso???
La PNEI rappresenta quel sistema di regolazione legato agli scambi reciproci
che hanno la PSICHE, il SISTEMA NERVOSO, il SISTEMA ENDOCRINO e
il SISTEMA IMMUNITARIO, i quali dialogano tra di loro, mediante un linguaggio
comune rappresentato da ormoni,neurotrasmettitori, e citokine, per dare
risposte adattative in risposta o, a stimoli interni provenienti dal nostro
organismo, o dall’ambiente esterno come nel caso di stress.
Infatti esso è il “primum movens” che attiva il sistema PNEI, ed è il comune
denominatore da cui partono tutte le malattie degenerative.
Ma come mai di fronte ad un medesimo stress, una persona lo può percepire
in un modo, ed un’altra in un modo diametralmente opposto??..ovvero cosa è
che determina ciò che è per noi stressante e ciò che non lo è?
Gli stressor sono in realtà neutri fintanto che non impattano con il SISTEMA
LIMBICO (che è quella parte del cervello che giudica gli eventi esterni e dà
una connotazione allo stressor), il quale può recepire lo stress come una pericolo
di vita, oppure essere del tutto ininfluente.., questo è il motivo per cui di fronte
ad uno stress comune, ognuno di noi lo può percepire in maniera totalmente
differente, ed è solo dopo l’interpretazione che ha dato il sistema limbico a
quel determinato stressor, che si attiva tutta la cascata di risposta a partire
dall’attivazione dell’asse HPA (ipotalamo-ipofisi-surrene) responsabile della
produzione di Cortisolo.
I vari sistemi tra di loro dialogano attraverso citokine, neurormoni,
neurotrasmettitori ovvero ciò che per noi è l’alfabeto: 21 lettere attraverso
le quali formiamo infinite parole e siamo in grado di capirci ed intenderci l’un
l’altro.
Questo significa anche, che tutte le cellule di questi sistemi hanno recettori in
grado di capire e trasdurre le 21 lettere dell’alfabeto.
I principali sistemi coinvolti comunicano reciprocamente tra di loro, e questo sta
a significare che uno stato mentale (cioè la psiche), può condizionare una
risposta neuro-immuno-endocrina, ma è anche vero il contrario, ovvero uno
stato infiammatorio cronico a livello endocrino, attraverso la produzione di
citochine e di neurotrasmettitori può ad indurre uno stato mentale negativo
il quale poi, mi sostiene la cosiddetta LOW GRADE CHRONIC INFLAMMATION
(LGCI) madre di tutte le patologie soprattutto degenerative (alzheimer,
demenza senile, obesità, malattie intestinali croniche),le quali sono
caratterizzate da un marker biochimico rappresentato dalla IL-6.
Ecco, dunque, che entra in gioco la problematica di come “spegnere” questa LGCI.
Tutto ciò è possibile con la Medicina Fisiologica di Regolazione (PRM) in grado di
modulare e regolare questo importante sistema di comunicazione che si avvale
proprio di quell’alfabeto, rappresentato da sostanze endogene e citokine che
vengono somministrate a bassi dosi (LOW DOSE MEDICINE), cioè a dosi di
concentrazione fisiologiche.
Ed è proprio un’altra interleukina (IL-10) utilizzata in Low Dose che permette
lo “spegnimento” del processo infiammatorio e di tornare ad un livello normalità.
Il trattamento con le Low Dose, è un trattamento farmacologicamente e
fisiologicamente efficace in quanto queste sostanze vanno a modulare (o aiutare)
un organo che è in “difficoltà, ma ancora funzionante ed in grado di reagire,
al contrario di ciò che avviene nel caso di trattamenti allopatici sostitutivi, in cui
un organo che è in “difficoltà”, viene immediatamente soppresso e la sua funzione
sostituita da un prodotto farmacologico “tout court”.
Nella visione PNEI, il sintomo con cui arriva il paziente al medico, rappresenta
il SUO stesso meccanismo di guarigione, ovvero il sintomo non è espressione
della malattia, ma è solo l’espressione della risposta adattativa PNEI: la febbre,
ad esempio, non è espressione della malattia ma è solo la risposta adattativa
dell’organismo che in corso di infiammazione, a seguito della liberazione di
citochine, e in particolare della IL-1, agisce sui centri termo-regolatori
dell’ipotalamo con l’ effetto di alzare la temperatura corporea.
Per cui l’insorgenza della febbre, ha lo scopo di eliminare l’agente patogeno;
infatti nessun virus o battere è in grado di resistere ad una temperatura
corporea superiore a 38°C; quindi assumere immediatamente,
un antipiretico o peggio ancora un antibiotico, non è una buona cosa,
perchè così facendo si va a sopprimere la risposta fisiologica dell’organismo.
Dal punto di vista clinico ,dunque, la PNEI è sicuramente un nuovo avanzato
approccio alla cura dei pazienti, dove al centro ci stà il paziente stesso, mentre
il sintomo è solo una espressione di un disagio che alberga nello spazio
profondo della psiche e che può causare danni a volte irreparabili, ma ora,
grazie alla PRM e all’uso delle interleukine in Low Dose, siamo in grado di
risolvere molti casi che la medicina classica non è in grado di fare.